-Frammentario- -Omogeneo- -Antico- -Nuovo- -Stratificato- -Movimento-
“L'imprinting non è un
comportamento innato ma neppure una forma di apprendimento possibile durante
tutto l'arco della vita: esso ha caratteristiche intermedie, poiché rimane
legato sia alle informazioni che il nuovo nato riceve dal mondo esterno sia
alla predisposizione genetica.”
Come questa definizione può
sembrare complessa e sotto alcuni aspetti non di facile lettura così anche la
ricerca di quel qualcosa, non ben chiaro e forse non ben ricordato, che
rappresentasse il mio imprinting è stata complessa e ardua. Non posso affermare
con cieca sicurezza che ciò che ho individuato possa essere considerato il
primo tassello su cui la mia personalità sia cresciuta. In effetti,
probabilmente quel primo mattone è perduto nei meandri della mia memoria, ma la
sensazione che mi provoca anche solo il guardare una fotografia di quel luogo è
talmente forte da renderlo soggetto di questo breve saggio. Quel luogo è il sito
di Alba Fucens.
Sono nato in una piccola città
dell’Abruzzo circondata dalle montagne e spazi incontaminati. Molto spesso nei fine
settimana si andava a fare scampagnate nei luoghi più disparati, ma Alba Fucens
è stato uno dei primi luoghi che ricordo e in cui sia tornato così tante volte.
È accaduto spesso che ci andassi anche solo per passeggiare; mi ha sempre
trasmesso una grande sensazione di quiete e tranquillità.
Uno dei primi ricordi che riemerge
in questo luogo riguardano mio nonno. Mi ricordo come camminavo da piccolo con
lui per gli antichi resti della città romana e come mi raccontava la storia di
questi nostri vecchi antenati e di come nel tempo la città si fosse mossa, come
un lento e pesante organismo, prima dalla conca romana alla rocca medievale e
infine come il moderno paese si sia assestato sul crinale della collina. Guardando
queste tracce coperte dalla patina del tempo mi diceva sempre come il passare dei
secoli richieda sempre il mutamente e che anche cose come le città, che all’apparenza
sembrano inamovibili, pagano questo pegno, a volte in modo chiaro e a volte più
celato. Inoltre, nel leggere il susseguirsi di elementi umani e naturale,
moderni e antichi non vi faceva distinzione: il bello risiedeva nell’insieme
organico di tutti loro, che essi fossero artefatti o meno. E’ con l’occhio di
chi non vuole riconoscere due bellezze, una naturale e una artificiale, che
guardo questo luogo, di chi vi vede una sola bellezza.
E’ interessante notare come il
fascino di questo luogo sia frutto, a mio parere, non solo dalla relazione del
paesaggio verdeggiante con i manufatti, ma, bensì, dall’elemento della rovina.
Non “rovina” letta nell’ottica sublimista del Piranesi ma dal punto di vista
dell’artefatto “naturalizzato” che il lento logorio ha reso simile, visivamente,
alle propaggini rocciose delle montagne retrostanti. Questa fusione così forte
è stata possibile grazie alle regole del caso e del tempo, ma offre comunque una
forte ispirazione e sprone nel ricercare di ricrearla, a comprendere come
imitare l’evolversi naturale e poterlo sfruttare per ricreare spazi dove le
dicotomie vengono superate e la coesione inscindibile renda persino impossibile
concepire l’ente antropico separato da quello naturale. Ovviamente, tale fine
risulta tremendamente arrogante, poiché per quanto possa essere accurata un’idea
non potrà mai dare quello che i millenni hanno prodotto, ma, nel piccolo, si
possono posare dei semi e tracciare binari su cui il tempo potrà poi svolgere
il suo lavoro.
Non credo sia il luogo in sé a rappresentare
il vero imprinting, probabilmente esso è una teca in cui è costudito quest’ultimo,
che risulta essere immateriale, teorico, forse solo un punto di vista; ma
comunque guardando da quella collina, ogni volta ripercorro ciò che sto
raccontando e si chiarifica anche la strada che ho deciso di intraprendere. Se questo
pensiero lo dovessi tramutare in parole, probabilmente, si potrebbe esprimere
con “studiare il passato, guardare il presente, pensare il futuro”. Una frase
forse anche eccessivamente didascalica, ma che comunque punta un concetto forse
più chiaro o comunque più intellegibile. Un concetto che mi è stato dato da
persone e luoghi lungo tutta la mia vita e che, seppur in continua evoluzione,
ha le sue radici in quelle camminate fatte tanti anni fa, in cui per la prima volta
ho guardato quegli spazi e mi venivano raccontate quelle storie. Per quanti luoghi similare possa visitare,
questo resterà sempre il primo, il momento in cui ho iniziato a guardare le
persone, gli spazi e il tempo e le profonde relazioni tra loro.
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