LO SGUARDO DELL'ARTE

 LO SGUARDO DELL'ARTE

STADIA II – Julie Mehretu


“Questo è ciò che mi interessa: lo spazio nel mezzo, il momento in cui si immagina ciò che è possibile e tuttavia non si sa cosa sia.”

Julie Mehretu

Stadia II è il secondo dipinto del trittico omonimo e veicola in modo peculiare la metafora del concerto mediatico che dall’alto guarda e giudica con distacco il teatro bellico iracheno acceso dall’invasione statunitense del 2003. La ragione per cui l'opera ha catturato il mio interesse risiede nel vorticoso turbinio di colori e linee che si avviluppano verso un centro che, seppur graficamente pieno, risulta concettualmente vuoto; circondato solo da una caotica platea di spettatori che lo osserva. Il caos si fa progressivamente nitido e tramite i colori riporta alla mente, in un soggettivo gioco di parallelismi, le mappe di Alighiero Boetti. La comprensione di vedere in stadia II una ulteriore concettualizzazione e astrazione del globo politico di Boetti mi chiarifica ciò che vedo in quest’opera, un qualcosa di profondo e archetipico, il mondo. Non è solo il mondo umano quello che emerge formato delle “scomposte bandiere” e delle linee geometriche ma anche quello naturale raffigurato dal blu dell’acqua e il giallo del sole. Tutti armonizzati nel loro disordine.

Seguendo questo filo, ho aggiunto un unico elemento, che se da un lato rischia di spostare la dimensione astratta in una forma maggiormente didascalica, dall'altro rappresenta ciò che a mio avviso, sia istintivamente che razionalmente, indica contemporaneamente un limite e un orizzonte, il centro da cui tutti si propaga e allo stesso tempo il punto verso cui ogni cosa è proiettata: il nostro mondo.



La parola che mi sento di affiancare a questo quadro è CASA



FREE POST MERSEY TUNNEL – Rosa Barba


L’opera scultorea di Rosa Barba, “Free Post Mersey Tunnel”, esposta all’interno del museo MAXXI mi ha colpito particolarmente poiché veicola un concetto molto vicino al panorama attuale dell’architettura, la residualità. L’insieme labirintico di tubi di metallo è pensato per incanalare e accompagnare all’ascolto i rumori urbani percepibili all’esterno. Inizialmente l’opera fu esposta captando i suoni del tunnel sotterraneo che attraversa il fiume Mersey di Liverpool, ciò ha permesso di ascoltare quei luoghi che per quanto percorsi e a volte affollati non vengono guardati e percepiti dalla mente delle persone. Luoghi che seppur essenziali, in moltissimi casi, restano invisibili. 

La realtà umana è cosparsa di spazi residuali, materiali e immateriali. La cultura Pop ha cercato di spostare la lente su un concetto importante: il riconoscimento dell’intero prodotto umano come arte. Innumerevoli sono le effettività che, con il passare del tempo, la società ha relegato ai margini teorici e artistici della riflessione. Periferie, fabbriche, strade, ponti e infrastrutture della più vasta tipologia. Per quanto si voglia guardare all’arte nella sua più pura cristallizzazione, non si può ignorare che la società non vive in primo luogo i musei ma, per esempio, le tangenziali e le comuni strade. Forse, nell’ascoltare i suoni riprodotti dal “Free Post Mersey Tunnel” si potrebbe pensare di non limitare il concetto di arte all’interno di un museo, di vedere del “artisticamente potenziale” negli spazi e nelle realtà che ognuno vive ogni giorno.


La parola che mi sento di affiancare a questa opera è QUOTIDIANITÀ



GEOGRAFIA – Maria Lai

 

“La vista non è ancora sguardo, è natura animale. Lo sguardo è costruzione umana, artificio, come la parola, la scrittura e ogni forma d’arte”

Maria Lai

Le opere di Maria Lai che affiancano l’idea di geografia sono permeate da un significato profondo e arcano: quello del “costrutto umano”.  È con l’occhio di studente di architettura che "guardo" a questo concetto, e noto che mi viene trasmesso con particolare forza: grazie, infatti, alla formazione che ho ricevuto nel corso degli anni riesco comprendere come un architetto sia chiamato a ricucire le discrepanze tra il mondo e i costrutti che l’uomo vi inserisce, in un dinamico gioco di comprensione e interpretazione. Come la geografia è uno sguardo al mondo, l’architettura lo è in rapporto a un contesto, cercando di formare relazioni tra ciò che sussiste e quello che potrebbe esistere. Per quante letture si vogliano fare, questo atto resta prettamente umano e porta con se una unica grande responsabilità: il rispetto della sussistenza. Il processo indagatorio e comprensivo, come in tutte le scienze anche in architettura, non dovrebbe ledere ciò che vi è per delineare ciò che vi sarà, poiché nell’ottica contemporanea è chiaro come i due aspetti debbano e possano coesistere. Nel quadro si può percepire chiaramente come i globuli neri amorfi non sono travolti dalla regolarità delle linee e come queste, al contempo, acquisiscono ancora maggior identità grazie a questa interazione. Nella stessa dicotomia, architettura e natura, sussistenza e esistenza, si possono plasmare in un unico organismo che si manifesti, nel suo insieme, come un superamento della semplice somma delle sue parti.



La parola che mi sento di affiancare a questa opera è RISEMANTIZZAZIONE






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